The Qronicles è una miniserie che segue un gruppo qanonita italiano bannato da Facebook, passato dai circa 2.000 follower di ottobre 2020 agli oltre 9.000 di gennaio 2021. Naturalmente, molti potrebbero essere semplici lurker, come il sottoscritto.
Le puntate precedenti
The Qronicles #0
The Qronicles #1: l’arresto di Mattarella
The Qronicles #2: il laptop della Pelosa
Nemo profeta
Le profezie possono solo essere predette, mai credute, e riconosciute solo dopo essersi avverate. Non possono essere mai viste o indicate, ma bisogna isolarle dal caos del reale attraverso i segni che compongono i messaggi cifrati di Q. È questa l’attività principale di un vero qanonita.
Dopo Q, il profeta più importante è Joe M., patriota i cui messaggi contengono e nascondono la misteriosa conoscenza del Piano. Come esserne certi non sembra lecito domandare: Omar e i bramini non accettano dubbi in merito.
Joe M., che sul gruppo si può leggere in spigolose traduzioni che non so se siano farina del sacco di Omar, si esprime con le tagline di un pessimo film di azione e un tono da wrestler pompato di adrenalina che ti punta il dito contro: “Allaccia le cinture”; “Non puoi sapere cosa ti aspetta”; “Amerai come finirà questo film”.
Joe M., come Omar, è duro soprattutto con i patrioti che piagnucolano per la delusione di non aver ancora visto il Piano svelato, mentre le persone fisiche che li circondano, o non esistono, oppure ormai hanno perso la speranza di farli ragionare e li hanno ripudiati. Non si crede a quanti qanoniti lamentano di essere stati isolati o allontanati anche in famiglia per il loro credo. La vera fede dev’essere proprio così.
Blackout
Il 14 gennaio, secondo Omar è stato un grande giorno, perché sembra proprio che si siano realizzati i primi 4 punti predetti da un drop di Q risalente a giugno 2020.
- la rimozione dell’account di POTUS da Twitter;
- un blackout che avrebbe riguardato le comunicazioni centrali, qualsiasi cosa siano (la notizia non è verificabile su canali diversi da quelli qanoniti, perciò devo credere loro sulla fiducia; in compenso c’è stato un vero blackout in Pakistan, ma di difficile collocazione dottrinale, e un altro, inverosimile, in Vaticano, in occasione dell’ennesimo arresto di papa Merdoglio con dozzine di accuse mai più udite dopo il Medioevo; l’arresto sarebbe stato gradito a molti, ma la notizia ha scatenato le ire di qualche bramino che non si è abbassato a credere a una sciocchezza tanto grossolana);
- un misterioso riferimento a Mike Pence (che si è definitivamente rivelato un traditore per non essersi opposto a torso nudo ai grandi elettori) e a certi suoi traffici con la perfida Pelosa;
- una “divisione della 10a Montagna” (che suppongo essere Marines), tornata dall’Afghanistan è stata “ridistribuita” in tutto il paese.
Nel drop ci sono altre due previsioni, le ultime, quelle decisive, ma sono composte soltanto dai codici militareschi di Q.
L’uomo saggio attende
Joe M. getta benzina sul fuoco con una delle sue tagline hulkhoganiane, dopo aver dichiarato che il controllo della situazione è GIÀ stato preso dai militari.
Qualche qanonita sprovveduto, non proprio un paria ma un novizio troppo entusiasta, pretende che sia fatta giustizia subito con arresti e decapitazioni, ma viene tosto rimesso in riga dai bramini. Bisogna aspettare, bisogna celebrare la perdita miliardaria di Facebook e Twitter con una screen-gogna di Zuckerberg e Dorsey. Bisogna analizzare meglio l’apparente stasi del Piano.
Omar scende dal piedistallo amministrativo per bacchettare (operatrice olistica) che protesta per una traduzione incompleta. C’è un timido accenno alla Space Force, il corpo di marines dello spazio inaugurato sotto Trump e un paio di troll che fanno seppuku insultando le maestre delle elementari di Omar.
Esce un discorso di Trump (che infine deve essersi trovato qualcuno che gli scrive cosa dire, almeno quando parlare non serve più a niente) in grado di ridefinire in 30 parole il concetto di disonestà intellettuale, a proposito dell’uso della violenza nella politica. Mi rifiuto di controllare il discorso originale, se esiste.
Shadenfreude
Shadenfreude è la parola che i tedeschi usano per definire lo stato d’animo provato da tutto il mondo tranne molti di loro quando Hitler si è suicidato: il piacere che si trae dalla rovina di un altro, possibilmente una testa di cazzo.
Non so se a spingermi a seguire i qanoniti fino al 20 gennaio sia l’attesa del piacere di vederli svergognati. In realtà non ho mai incontrato nessuno che creda in una profezia, almeno non in una prevista per la settimana prossima. Sono curioso, più che altro, di vedere cosa dirà Omar, quali sequele di maledizioni pioveranno dai paria traditi, e quali solenni sentenze accompagneranno la ritirata dei bramini negli antri segreti dei loro rancori.
A volte mi chiedo cosa farebbero i qanoniti se succedesse davvero qualcosa di eclatante, tipo se Biden morisse per cause naturali, e dunque misteriose. Nel gruppo scoppierebbe un pandemonio di giubilo, suppongo. E cosa farei io?
Sarei così certo di quelle cause naturali, o non mi verrebbe forse il dubbio che, magari, con una probabilità su un miliardo e contro ogni principio di razionalità, abbiano ragione loro?