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The Qronicles #2: il laptop della Pelosa

The Qronicles è una miniserie che segue un gruppo Telegram italiano di seguaci di QAnon in vista del 20 gennaio 2021, giorno del giuramento di Joe Biden come nuovo presidente degli Stati Uniti.

by Filippo Guidarelli
14 Gennaio, 2021
in Società
4 min read
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The Qronicles è una miniserie che segue un gruppo qanonita italiano bannato da Facebook, passato dai circa 2.000 follower di ottobre 2020 agli oltre 9.000 di gennaio 2021. Naturalmente, molti potrebbero essere semplici lurker, come il sottoscritto.

Le puntate precedenti

The Qronicles #0
The Qronicles #1: l’arresto di Mattarella

POTUS

I qanoniti, almeno quelli italiani, amano usare i soprannomi perché permettono di instaurare un senso immediato di comunanza, di connivenza, come una gomitatina tra gente che la sa lunga. 

Biden è banalmente “Bidet” o “Bidè” (grande orgoglio italiano), ma anche alla “Pelosa”, come chiamano la presidente della Camera degli Stati Uniti, non è andata benissimo (sempre meglio, comunque, che a “Papa Merdoglio”). Kamala Harris invece è Kabala, che nemmeno sarebbe male, se non fosse che le sono riservati, più che altro, epiteti razzisti. I bramini, che sono i qanoniti più istruiti e raffinati e che bazzicano anche i canali americani, la chiamano “pedo monkey”, come probabilmente è di moda in qualche fogna su 8kun. 

Trump invece è POTUS, acronimo presidenziale rigorosamente in maiuscolo ripreso pari pari dalla dicitura americana ufficiale. Ho l’impressione sia usato con piacere speciale dai qanoniti italiani per la sua assonanza immediata, benché casuale, con “potere” e “potenza”. Dubito che, dopo Trump, chiameranno POTUS anche Bidè. 

Il laptop della Pelosa

Per i qanoniti, l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, giorno in cui i grandi elettori hanno fatto di Biden il nuovo Presidente degli USA, è stato compiuto da attivisti BLM (Black Lives Matter) e Antifa travisati da patrioti, mentre questi, in realtà, protestavano pacificamente fuori. Del resto, dicono i più moderati, non poteva essere così semplice assaltare il Campidoglio, dunque per lo meno il Deep State ha fatto in modo che la manifestazione finisse male. 

Però tra i facinorosi dovevano nascondersi anche alcuni agenti coinvolti nel Piano, perché esce la notizia che qualcuno ha trafugato il computer dell’odiata Pelosa, dove sicuramente ci sono tracce dei suoi abomini satanisti. 

Non bisogna però credere che una notizia del genere porti da qualche parte, perché per quanto i qanoniti — che già si fregano le mani al pensiero dei misfatti che verranno fuori grazie agli hacker di Q — detestino la Pelosa, i prossimi spostamenti dell’aereo del quasi ex POTUS sono altrettanto interessanti. Secondo Omar rispecchiano una segreta geometria del Piano.

Segue breve ripasso dei protocolli DEFCON a uso e consumo di paria e inesperti, ma Omar mena il can per l’aia. C’è bisogno di roba forte dopo il Campidoglio, però il laptop della Pelosa è un vicolo cieco, almeno per ora: figuriamoci se gli White Hats di Q si sbottonano così presto. E poi esce la notizia dell’uccisione di Ashli Babbit e degli altri morti.  

False flag. Ha accettato di morire. John Kennedy. False flag. Martiri del Piano. Ecco il video. Golfo del Tonchino. Era un’infiltrata. Riposa in pace. Ci credeva. Non sono queste le procedure della polizia. Riposa in pace. È il Piano non è morta. Era parte del Piano. JFK. False flag. Sta bene.  

Soccombere?

Omar è in difficoltà perché il 6 doveva succedere qualcosa, e in effetti qualcosa è successo, ma la situazione è difficile da inquadrare.

In un flusso sempre più convulso, le notizie si alternano a meme di grossi felini motivazionali e a uno di Eisenhower che dice “Let’s go”, le parole con cui diede il via allo sbarco in Normandia. Siamo nella Storia, ragazzi, per davvero. 

C’è un massiccio attacco di troll kamikaze, lurker evidentemente stanchi del gruppo che dopo mesi di sghignazzi silenziosi vogliono andarsene con il botto. Si fanno bannare uno dopo l’altro ma fanno in tempo a scrivere cosa pensano dei qanoniti, dell’admin, del sistema scolastico italiano e di quei furbacchioni di Joe M. e di Q. 

Omar lotta come una tigre per cacciarli tutti e proprio quando una chat degenera e tutto sembra perduto, accade un fatto senza dubbio classificabile nell’antica categoria dei prodigi: l’account twitter di Donald Trump viene sospeso. Proprio come era scritto, bianco su nero, in un drop di Q del giugno 2020.

E ora chi è che ride?

The Qronicles #3: Oracoli e stregoneria presso i qanoniti

Tags: alt-rightQAnonSocial mediatrump
Filippo Guidarelli

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