Cerbero.
Geografie infernali della Val di Cecina.

Cerbero è un progetto di scrittura e foto sulla geografia letteraria, storica e paesaggistica della Val di Cecina, la terra inquieta della geotermia, laterale alle rotte turistiche della Toscana più oleografica. Come nel mito della tricefala “fiera crudele e diversa”, la forma di Cerbero si regge su un unico corpus fotografico e sui tre percorsi testuali.

La prima testa di Cerbero, quella che lo ha ideato, è Diego Perucci; il suo long form cerca il paesaggio della Val di Cecina nel testo letterario: Dante, D’Annunzio, Cassola sono le mappe per decifrare e orientarsi in un territorio irrequieto e complesso.

La seconda testa di Cerbero segue le tracce degli innumerevoli e poco battuti sentieri della Val di Cecina: viaggiando in cammino, Giulio Pedani registra sulle parole l’intreccio di paesaggio, storia e letteratura della valle, mostrandola nella sue connessioni tra biodiversità naturale, testimonianze, nuove possibilità.

La terza testa, di Filippo Guidarelli, guarda al passato storico ed economico della Val di Cecina, per ricomporlo in una geografia sociale del passaggio, che appare come mosaico di mito e tecnologia, archetipo tanto dell’inferno dantesco quanto dell’utopia salvifica della scienza.

A fare da corpo che tiene insieme le tre teste sono le immagini scattate da Giulio Burroni: una serie che è la sintesi di due anni di ricognizioni in questi luoghi disclocati dagli sguardi, tra ruderi, borghi, industria e boscaglie, stando alle regole di una fotografia fatta perlopiù in cammino, ovvero accogliendo la realtà per come si mostra quando il sentiero gira: inaspettata.

“Cerbero non è solamente una creatura immaginaria, ma è espressione di un triplice approfondimento su un territorio e le sue innumerevoli implicazioni, tra letteratura e storia, tecnica e scienza, nel solco di caratteristiche geografiche e culturali uniche. Da triplice il progetto è presto divenuto quadripartito, poiché il linguaggio fotografico ha fornito un ulteriore strumento di analisi e di interpretazione dei luoghi e delle tematiche trattate.

Da diverso tempo mi ero interessato alla Val di Cecina e ai suoi riverberi danteschi, al diavolo letterario che vi è nascosto, accompagnato da studi di geografia dovuti principalmente alla mia attività di insegnante in scuole superiori di primo e secondo grado e giungendo finalmente alla conclusione di un percorso, oggi condiviso con Filippo Guidarelli, Giulio Pedani e Giulio Burroni, che di conclusivo non ha nulla, perché da posti come questi si può solo partire.

Sebbene ad un’occhiata superficiale la Valle del Diavolo possa apparire come un territorio particolare, circoscritto da una tradizione energetica, scientifica e letteraria di lungo respiro, si può sostenere oltre ogni ragionevole dubbio che queste caratteristiche si possono riscontrare anche altrove. Analizzando però più a fondo gli aspetti qui sopra solamente accennati, si comprende facilmente quanto sorprendente e meravigliosa sia la natura di queste terre, quanto profondamente possano ancorarsi le sue vicende, le sue immagini, finanche alle diaboliche e tumultuose viscere della Terra. 

C’è il diavolo da queste parti, le sue terribili creature abitano questi boschi scuri e ombrosi, eppure c’è poesia nell’aria, e tutta la disperazione, la precarietà, l’eternità semplice dell’essere umano. Addentrarsi nelle terre rosse, crudeli e ancestrali che si aprono ai nostri occhi, viaggiare tra le crepe degli edifici dismessi, tra il brillare insistente delle rocce, permette di calarsi in uno scrigno di toni accesi e fiammate di fuoco, tra angoli preziosi, coni d’ombra e magnifiche quanto terrifiche vedute. Questi sono luoghi interrotti, così come è stato interrotto il nostro lavoro, turbato dall’impossibilità di muoversi, dalle difficoltà personali e comuni che la pandemia ha esploso o anche solo accentuato, rendendo di fatto molto più difficile affondare le gambe nel fango dei tortuosi percorsi che qui si snodano, stringere mani e perdere ore a parlare con gli abitanti, per meglio comprendere le sfumature che qui digradano, in una nebbia densa e dinamica. Abbiamo affrontato i temi, le storie e il passato del territorio con il rispetto che questo richiede, sebbene a volte da lontano, guardando al Cerbero dantesco e alle sue tre teste, a ciò che è stato, ciò che è e quello che sarà, cercando un’altalena tra i nostri scritti e le immagini fotografiche, che nel tempo accompagnavano le nostre sporadiche, seppur intense visite. Sopra ogni cosa però vive una promessa: tornare.

In un anno importante per Dante Alighieri – nel 2021 ricorre il settecentenario dantesco – ma senz’altro più importante per l’umanità, intendiamo offrire con questo lavoro uno sguardo anche solo accennato alle nostre spalle, al nostro passato, e al contempo un appiglio per il futuro, per spiare un territorio che è passato indenne attraverso le sue profonde e radicali trasformazioni, e che dopotutto comunque  resiste.”

Diego Perucci

Gli autori di Cerbero

Diego Perucci, nato a Brescia, insegna Italiano, Storia e Geografia negli istituti secondari di primo e secondo grado. Ha diretto un documentario e collaborato ad alcune pubblicazioni. Nel luglio 2021 ha licenziato il suo primo romanzo edito dalla casa editrice Scatole Parlanti, intitolato “Radical? Shit!”.

Giulio Pedani, nato a Siena nel 1981, lavora come guida ambientale escursionistica e come guida turistica, vorrebbe scrivere di notte ma ci riesce di rado, è autore e cofondatore di Eccetera magazine.

Filippo Guidarelli è nato a Siena nel 1982 e vive a Castelnuovo Berardenga. Lavora come redattore per ARA edizioni, come editor per LUISS University Press e come copywriter per Dinamo Digitale. Cofondatore e autore di Eccetera magazine, negli ultimi anni ha scoperto di preferire Proust a Hemingway e l’hip hop al punk rock, mentre per la pesca in mare e per Lanzarote non trova – né cerca – alternative.

Giulio Burroni, nato a Siena nel 1983, scatta fotografie di luoghi che spesso raggiunge a piedi, ma principalmente lavora stanziale, su una sedia ergonomica, nella grande e accogliente famiglia della comunicazione e degli artefatti digitali. Con la macchina fotografica cerca il senso dei paesaggi ordinari e si annoia facilmente di quelli straordinari. È contributore e cofondatore del blog Eccetera e dell’omonima associazione culturale.