The Qronicles è una miniserie che segue un gruppo qanonita italiano bannato da Facebook, passato dai circa 2.000 follower di ottobre 2020 agli oltre 9.000 di gennaio 2021. Naturalmente, molti potrebbero essere semplici lurker, come il sottoscritto.
Le puntate precedenti
Omar
“Se entro il 20-21 gennaio non accadrà nulla allora vi dirò che il piano era fallito.”
Omar
Omar è l’admin del gruppo QAnon che seguo, ruolo che già ricopriva su Facebook prima che la combriccola venisse bannata dal perfido Zuckerberg. Per i qanoniti, come per gli storici dell’800, la storia la fanno i Grandi Uomini, e dato che loro sono al centro della Storia con la S maiuscola, sarebbe stato proprio il globalista Mark Zuckerberg in persona, se non a bloccarli materialmente, almeno a decidere di bannare proprio loro.
Omar dovrebbe avere circa trentacinque anni e non si caratterizza per una particolare virulenza verbale, anzi, semmai per la sua lingua pignola e legnosa, nonché per la solerzia un po’ autistica con cui recupera materiali su internet e li offre, decifrati e spiegati, ai suoi avidi seguaci.
Omar è un punto di riferimento morale per il gruppo, o almeno per la maggior parte di coloro che si esprimono (una ristretta minoranza: qualche decina di soggetti, forse un centinaio o forse due, ma su oltre 9.000).
Omar posta video, foto, meme, link, tutti accompagnati da didascalie esplicative e traduzioni — o da sagaci ammiccamenti alle corrispondenze numeriche tra il post di un personaggio importante e un vecchio drop di Q — dalle 3-4 alle 10 volte al giorno, a seconda di quanto campale sia la giornata.
Come un film
Nei commenti si invoca di continuo l’avvento del Salvatore, Donald Trump, soprattutto negli ultimi tre mesi, subito prima e dopo le elezioni americane. Nelle ultime, travagliate settimane, poi, l’attesa della Rivelazione si è fatta addirittura dolorosa.
Ultimamente nel gruppo si legge molto che Q sarebbe “come un film” in cui si sta male proprio fino al finale, quando l’Eroe viene messo sotto scacco dall’antagonista fino a trovarsi, all’apparenza, sul punto di soccombere. Ma è qui che arriva il colpo di teatro, la mossa vincente, Trump che risolve tutto piombando in un salotto buono armato di lanciafiamme, fumando compiaciuto un grosso sigaro. L’Eroe apre il fuoco e incenerisce i personaggi che si trova davanti: giovani omosessuali pavidi, flosci ricchi avidi e infingarde megere troppo istruite, tutti intenti a sorbire le loro tisane biologiche miste a sangue infantile mentre si spartiscono il mondo.
“Q è come un film”, si ripetono i qanoniti, perciò bisogna aspettare e avere fede nell’Eroe proprio fino all’ultimo. Fede in Trump, dunque, e in Omar, il cui verbo ha tenuto tutti aggiornati, allineati e al riparo, in questa piccola nicchia delle nuove terre digitali.
Tutti su Telegram
Telegram si può definire come un Whatsapp che consente di creare gruppi e canali aperti o privati, in cui è possibile condividere file di grandi dimensioni senza nessun filtro. Telegram è rapido come una chat ma permette di creare post sofisticati in uno spazio ridotto, e proprio queste caratteristiche lo stanno rendendo sempre più popolare, nonché adatto a raccogliere gli esuli digitali dopo l’epica fine di un anno apocalittico. (Giusto ieri, 12 gennaio 2021, Telegram ha riferito ai suoi utenti che sono diventati più di mezzo miliardo.)
Dopo la sconfitta elettorale e gli incidenti di Capitol Hill, chiunque a parte i qanoniti ha capito che Trump ha di fatto accettato di aver perso, pur senza averlo ammesso.
Ora, dopo i social network, anche la finanza ha cominciato a scaricarlo, insieme ai politici che lo hanno sostenuto. Trump avrebbe anche circa un miliardo di debiti e c’è qualche giudice che lo sta aspettando, sempre se prima non subisce l’impeachment.
Ma con lo storico ban, insieme al quasi ex presidente degli USA, Twitter ha cacciato decine di migliaia di utenti legati alla galassia Q. La migrazione digitale si sta orientando verso nuovi social come Telegram e Gab, dove i qanoniti saranno liberi di scambiarsi in pace i loro video ultracensurati.
I nuovi arrivati gratificano per il numero, ma fanno molto rumore e a volte Omar si arrabbia.
L’arresto di Mattarella
In una foto, un anziano signore spunta dal corteo condotto dal muscolare segretario di Stato Mike Pompeo, un figuro talmente sinistro da spingere a chiedersi se non sia da ripristinare la fisiognomica.
Dell’uomo canuto che sbuca dal corteo, però, si vedono solo parte delle gambe, poi il busto, che è avanzato, come sospinto, e la faccia coperta dalla mascherina, mentre le braccia sono tenute dietro la schiena.
La foto è stata postata nel gruppo dicendo che “girava voce” quell’anziano signore fosse il Presidente della Repubblica Italiana, appena arrestato dai militari americani in quanto membro e complice del Deep State. Il tutto, nel più assoluto silenzio dei mezzi di comunicazione, anch’essi asserviti al globalismo.
Omar si spazientisce subito di fronte a messaggi come questo, perché screditano il gruppo di fronte ai molti che — Omar LO SA — li osservano e ridono di loro restando in religioso silenzio.
Stizzito, Omar dimostra al qanonita impreparato, in modo analitico, che quelli dietro a Pompeo sono evidentemente militari dell’esercito indiano, che i monumenti intorno non sono italiani come neanche le piante sullo sfondo, e che dunque la foto ritrae la visita ufficiale di una delegazione americana in India. Quell’uomo coi capelli bianchi non si è mai scoperto chi fosse, dice Omar, né se lo stessero arrestando, perciò l’argomento è chiuso pena il ban. (I più scettici possono verificare la sbufalata a questo link.)
I qanoniti sono castali, un po’ come tutto il web, e i loro paria sono gli sciagurati e le sciagurate che si scambiano in tono incerto messaggi come quello sull’arresto di Mattarella in India. Ogni bolla, parrebbe, ha i suoi analfabeti funzionali.