Q in 5 punti
- Q è una specie di credo che ingloba diverse teorie della cospirazione. La principale vuole che i democratici americani (tutti membri dell’odiato Deep State), siano la punta di diamante di un’internazionale di satanisti-pedofili.
- Da anni, Clinton, Obama, Biden e compagnia cantante rapirebbero minori in tutti gli Stati Uniti, per portarli in bunker sotterranei. Qui, dopo stupri e torture, ne berrebbero il sangue oppure ne consumerebbero le ghiandole pineali per ottenere l’eterna giovinezza. Anche il Papa farebbe parte della cricca.
- Un altro degli obiettivi di questa Evil connection sarebbe soggiogare il mondo sotto una dittatura comunista; ultimamente pare che anche la Cina sia coinvolta, e che la pandemia da Covid-19 sia ovviamente parte del piano.
- Trump sarebbe il capo di un gruppo segreto di militari americani che lavorano da anni nell’ombra per smascherare il Deep State e giustiziarne tutti i membri, consentendo al Bene di trionfare sul mondo.
- Q si è diffuso attraverso piattaforme come 4chan, 8chan e 8kun, ma negli ultimi mesi sembra esploso in particolare su Telegram.
Ulteriori dettagli su QAnon si trovano nello splendido reportage uscito su Internazionale a firma Wu Ming 1 (prima parte; seconda parte), che sul tema ha in cantiere anche un libro.
The Qronicles è una miniserie che segue un gruppo qanonita italiano bannato da Facebook, passato dai circa 2.000 follower di ottobre 2020 agli oltre 9.000 di gennaio 2021. Naturalmente, molti potrebbero essere semplici lurker, come il sottoscritto.
Nel ventre della balena
Da qualche mese “lurko” un gruppo di Anons su Telegram e la mia impressione è che manchi una parola per definire cosa è QAnon (ammesso che definirlo serva a qualcosa, e non ne sono certo).
Non è una teoria, ma una costellazione di segni e simboli che si concretizza in discorsi e azioni per lo più via web (qualche morto a parte), e che segue forme cognitive estremamente basilari.
Quello di QAnon sembra essenzialmente uno schema dualista, manicheo, che da un lato aggancia frammenti di retoriche populiste e anti-istituzionali (anti-politiche, anti-scientiste anti-intellettualiste ecc…: QAnon sembra un aggregatore automatico di nemici pubblici segreti), e dall’altro favoleggia una specie di avvento messianico del Bene (vedi la ricorrente iconografia “sacra” di angeli vs demoni).
Follow the breadcrumbs, follow the leader
Sembra che la gente arrivi a QAnon sempre più spesso attraverso frammenti di discorso alieni, alcuni persino condivisibili, almeno in origine, come l’opposizione alle varie costole di Big Pharma, o la contestazione agli aspetti autoritari delle normative lockdowniste; questi frammenti di informazione vengono risaliti, come se le persone seguissero delle breadcrumb che briciola dopo briciola, notizia falsa dopo meme, le tirano al centro di una delle tante sottobolle qanonite.
Al centro di tutto c’è la capacità di catturare l’attenzione che hanno le notizie o le immagini assurde, se non false di sana pianta. La loro stessa improbabilità fa sì che l’occhio si soffermi a guardarle, e per quanto più tempo riescono a intrattenere gli utenti tanto più aumenta il loro valore.
Così, avendone decretata (solo quantitativamente) la bontà, gli algoritmi tendono a riproporre sempre di più questi contenuti, finché statisticamente sempre più persone finiscono per interagirci, apprezzandoli e cliccandoli. Si apre così una potenziale strada verso una sottobolla, che subito o dopo un po’ apre la strada ad altri collegamenti, e poi ad altri: link e contenuti passano attraverso un canale, un gruppo, poi su due, su tre, poi si ripetono dieci, cento, mille volte, finché raggiungono milioni di persone formando una galassia, espansasi secondo un sistema di moltiplicazione che forse è razionale da un punto di vista quantitativo, ma che risulta casuale sotto ogni profilo qualitativo o etico. È una moltiplicazione esponenziale fine sé stessa che realizza l’apoteosi del capitalismo; è l’anima inafferrabile della sua tipica cupio dissolvi.
The real royal rumble
Ma qualcuno aveva previsto che la consistenza di questi gruppi avrebbe formato una massa numerica capace di mobilitare gli investimenti che sembra si stiano muovendo per sostenere la fondazione di nuovi social media?
Alcuni, come Parler, sono stati prontamente ostracizzati dagli store delle consorelle Apple e Google, mentre Amazon gli ha negato l’uso dei suoi server; altri, come Gab, stanno tentando la volata per acchiappare Twitter e Facebook, solo che devono colmare un gap tecnologico ed economico grande come mai si era visto prima.
Chissà se la mossa avrà successo, ma forse è proprio questa la vera sfida portata dai qanoniti: il reale attacco nascosto guidato da Donald Trump non è contro il globalismo pedosatanista, ma contro i monopoli delle piattaforme digitali e il potere che hanno – e che effettivamente esercitano – di limitare il discorso del re e del reame.
Potrebbe dunque darsi che i qanoniti, primi e ultimi fra gli webeti, finiscano per rimpinguare le casse di new company che come unica mossa possibile per finanziarsi, e che nemmeno è detto le renderà davvero competitive, venderanno i loro dati — se non l’hanno già fatto — agli imprenditori più vicini e interessati — proprio come hanno fatto le loro abominevoli nemiche globaliste — imprenditori economici e politici. Banalmente facendo loro, o mettendoli in condizione di farsi una pubblicità drogata di neuromarketing.
Se Trump gettasse le basi economiche per un web (occidentale) che lo accogliesse senza riserve, quanto ci metterebbero a sostenerlo anche gli altri partiti e movimenti sovranisti europei? E la Russia? (Ma Putin ce l’ha già il suo web, e non è da escludere che sia un pilastro di quello — forse — nascente.)
E ora?
Le date in cui, secondo il verbo qanonita, avrebbero dovuto o dovrebbero svolgersi eventi prodigiosi, con arresti ed esecuzioni di massa, blackout globali totali (come la Frittura di Caccamo), e tutte le schiere celesti travisate da marines dei film di azione che scendono in terra per portare la collera divina, forse si succederanno senza grandi scosse e Trump rimarrà la testa di cazzo che era, eventualmente anche di fronte a un altro impeachment, così come gli americani rimarranno tali.
Intanto però la vera partita si giocherà ai piani alti, sul tavolo più ricco mai visto nella storia del capitalismo, e la posta in gioco saranno soldi contro dati, la vera moneta del potere (lo dice Shoshana Zuboff). E il terreno di gioco è la mente (lo dice James Williams), perché è con il nostro modo di usare app, siti e device, con la loro capacità e forza di catalizzare e orientare l’attenzione, che nasce e passa la nostra visione del mondo, come prima avveniva in modo meno, ma sempre più convulso anche con i libri, la radio, la Tv.
Sicché, intanto bisogna che la gente tenga più spenti computer e cellulari, e che ricominci a parlarsi e a uscire di casa. Perché poi il peggio è che la clausura — a fin di bene o meno — alimenta l’isolamento, il distacco tra le persone e anche tutta questa roba qua.
Dopodiché viene il resto.