Tremors
Anno: 1990
Regia: Ron Underwood
Con: Kevin Bacon, Fred Ward, Finn Carter
Quella del 1991 fu una sciagurata estate dispari senza Mondiali né Europei. Avevo 12 anni e una seria relazione epistolare con una di San Gimignano. Passavo le ore più calde delle giornate di luglio con Use your illusion I nelle cuffie guardando le trebbiatrici mietere il grano tra nubi appiccicose di polvere marrone. Il frastuono infernale delle macchine si sposava male con gli urletti isterici di Axl Rose, ma bene con gli assoli di Slash.
Durante un pomeriggio particolarmente movimentato mi capitò di vedere un enorme lombrico tranciato dai denti della trebbiatrice. Giusto così: lasciare il comodo sottosuolo – oltretutto ben più fresco di quei campi roventi – mi era parsa una sfrontatezza al limite dell’arroganza.
La sera stessa Rete 4 trasmise in prima visione Tremors: un minuscolo villaggio nel deserto del Nevada – da cui il protagonista Kevin Bacon voleva scappare, per inseguire i suoi sogni – veniva sconvolto dall’arrivo di alcuni giganteschi vermi sotterranei.
I Vermoni erano ciechi, ma percepivano ogni minima vibrazione del terreno, e sbucavano da sottoterra a fauci spalancate divorando la loro preda, che spesso era rappresentata da un americano bianco, né povero né ricco, tra i trenta e i cinquanta, mediamente istruito, privo di un’occupazione fissa, meglio se di simpatie repubblicane.
Il film iniziò con Kevin Bacon che pisciava dalla cima di un canyon: fu amore a prima vista. Poi i Vermoni cominciarono ad ammazzare gente, e Kevin Bacon e il suo amico Fred Ward (attore di sangue indiano, ottimo per i ruoli di avventuriero rude eppure leale, affidabile nei lavori manuali, sboccato ma festoso) dovettero provare a salvare la cittadina; cittadina dove – ed era ingeneroso che l’America fosse rappresentata così – ogni abitante possedeva due pick-up, cinque capre, dieci fucili, e la maggiore autorità morale era un guerrafondaio paranoico che viveva in una fortezza con bunker antiatomico e un campo minato al posto del giardino.
Avrei scoperto solo molti anni dopo che il Nevada, a dispetto del nome, ha davvero ampie zone desertiche; che i Vermoni si chiamavano Graboid; che non c’è un solo film americano dove il protagonista non voglia fuggire da una piccola cittadina per inseguire i suoi sogni; che la cittadina del film era composta di roulotte e baracche, sprovvista quindi di condizionatori (un film nascostamente ambientalista?); che il film, benché non privo di ritmo e umorismo, era solo un debole fanta-western in cerca di una discutibile fusione tra Lo squalo (con i Graboid al posto del pescecane) e L’invasione degli ultracorpi (con i Graboid al posto del comunismo); che Kevin Bacon doveva essere stato parte, a fine anni Ottanta, insieme a Val Kilmer e River Phoenix, di uno stesso grande essere, poi centrifugato in un frullatore e successivamente frazionato in tre attori diversi; che d’accordo, in ogni sceneggiatura d’azione hollywoodiana è previsto per contratto un “ehi, stiamo correndo come se avessimo il pepe al culo!”, o un “sei capitato nel posto sbagliato, brutto figlio di puttana”, oppure, riferito a un qualunque generico mostro alieno, un bel “che cosa sono?” “sono dei figli di puttana”; ma a “Sai volare, testa di cazzo?!” come battuta finale, non si era mai spinto nessuno.
Ora è un’altra estate dispari, senza Mondiali né Europei.
Use your illusion (I e II) li ho regalati a una parrocchia.
Tremors ha avuto 4 sequel e un prequel, tutti indimenticabili.
La mia ex fidanzata di San Gimignano è diventata un’insegnante di giapponese.
Ho meno interesse per le trebbiatrici in genere.
Ogni volta che vedo un lombrico mi inchino per rispetto.