Minuto 1
Lo sapevo: troppa gente. Mai più al cinema di domenica. Neanche alle 16, neanche – ci fosse mai una proiezione – alle 3 di notte.
Minuto 5
Pare che la Costituzione più bella del mondo non lo preveda, ma io sarei per schiaffeggiare la gente che parla al cinema. Anche quelli che parlano durante i trailer. Io stesso vorrei essere schiaffeggiato quando parlo; anzi, io per primo. Oggi però mi dispiace non fare Spada di cognome e non essere cresciuto a Ostia, perché qui c’è gente che continua a parlare continuamente anche a film iniziato.
Minuto 12
Marcello Fonte, un Totò devastato emerso da un sogno, porta da subito il suo incredibile personaggio sulla strada dei grandi emarginati della storia del cinema: per dirne solo alcuni, proprio il Totò di Uccellacci e Uccellini, o chiaramente Travis Bickle di Taxi Driver, o Salvatore Naturale (John Cazale) di Quel pomeriggio di un giorno da cani, o William Blake (Johnny Depp) di Dead Man, o Billy Brown (Vincent Gallo) di Buffalo 66, o El Chivo (Emilio Echevarria) di Amores Perros, o Ed Crane (Billy Bob Thornton) de L’uomo che non c’era, o Geremia (Giacomo Rizzo) di L’amico di famiglia, o Luciano (Aniello Arena) di Reality.
Minuto 18
Individuo chi continua a parlare: sono due donne sulla mia destra, una fila dietro, una sui cinquanta e l’altra anziana, con degli occhiali semiscuri. Se mi metto a fare Shhhh entro a piedi uniti nella nazionale dei reazionari; il me stesso di 22 anni (che ancora comanda gran parte degli organi vitali) mi sputerebbe sulla bocca.
Minuto 35
Si possono produrre capolavori senza alcun effetto speciale. Senza ostentare tonnellate di carne femminile. Senza sembrare uno spot di Dolce e Gabbana. Di più: si possono prendere le caratteristiche appena elencate e trasformarle in qualcosa di bello: è successo, ad esempio, quando Matteo Garrone ha preso vent’anni di televisione vomitevole e li ha trasformati in una favola spettacolare (Reality, 2012)
Minuto 42
Le due donne parlano sempre: la più giovane sta effettivamente raccontando a voce ogni singola scena alla più vecchia.
Minuto 49
Simoncione. Simoncione rappresenta tutte le declinazioni di rapporti tossici che chiunque ha avuto nel corso della vita. Quei rapporti che fanno male, ma di cui non si riesce a liberarsi, e che anzi costituiscono un’attrazione oscura, come il vuoto per i lemmings; e la nostra comprovata buona fede ci spinge a considerarci automaticamente vittime, come non fossimo noi stessi, a permettere al motore di questa morbosa dinamica di restare acceso. C’è da dire, a parziale discolpa di Marcello, che è difficile bloccare una dinamica morbosa quando essa si consustanzia in un assassino cocainomane grande tre volte voi, che pippa anche davanti ai bambini o mentre abbraccia la madre, che distrugge i videopoker a testate, e che quando tornate dopo esservi fatti un anno di galera al posto suo, di fronte al vostro comprensibile avvilimento (sfociato disgraziatamente in un paio di graffi alla sua moto), non trova di meglio che pestarvi a sangue.
Minuto 56
Mi tocca pensare a quando, sedici anni fa, con due amici si uscì dal vecchio cinema Pendola (o cinema Vecchio Pendola) in una notte gelida entusiasti per avere appena visto l’Imbalsamatore. Per aver appena visto un regista inabissarsi verso il nucleo più oscuro dei rapporti. Per aver appena visto un attore magnifico (Ernesto Mahieux) che non sarebbe mai apparso nel pianeta fasullo in cui vivevano decine di milioni di connazionali. Un miracolo. Quel regista si sarebbe rovinato col tempo? Non si è rovinato col tempo: è diventato il migliore.
Minuto 73
Le due donne non smettono mai di parlare. Un brusio insostenibile. Gente che non riesce a stare in silenzio perché non riesce a guardarsi dentro, gente disgraziata che ha bisogno del rumore per non rischiare di capirsi.
Minuto 89
Mi tocca pensare a quando vidi Primo Amore in una notte di paranoia pura e mi sembrò la definizione universale e definitiva della battaglia psicologica (spesso votata alla manipolazione, quando non all’aperta sopraffazione) interna a molti rapporti sentimentali.
Minuto 96
C’è voluto molto ma alla fine capisco: la donna anziana è cieca. La donna più giovane le ha raccontato il film scena per scena. Le ha permesso di vederlo. Abbasso la testa.
Minuto 106
in Gomorra Matteo Garrone aveva diretto Ciro Petrone detto Pisellino e un grande Servillo; poi mi ha fatto conoscere Basile e il racconto barocco napoletano, trasformandoli in una fiaba leggendaria; anziché aggiungere fino a esplodere, Matteo Garrone si è fermato quando non c’era altro da sottrarre. Viva Matteo Garrone, viva Marcello Fonte, viva il cinema che ti cambia la vita.
Minuto 118
Le due donne scompaiono sui titoli di coda. Devono avere un rapporto inossidabile. Spero siano felici.