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La migliore strada per andare a Ravenna

Ecco la migliore strada per andare a Ravenna: la migliore strada è un percorso di circa quattro ore al quale i sani di mente preferiscono invariabilmente l'autostrada, prima verso Bologna, poi verso Rimini.

by Giulio Pedani
13 Gennaio, 2020
in Luoghi
3 min read
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Ecco la migliore strada per andare a Ravenna

La migliore strada è un percorso di circa quattro ore al quale i sani di mente preferiscono invariabilmente l’autostrada, prima verso Bologna, poi verso Rimini. 

Invece: si parte con un caffè a Fiesole (allungando di molto il percorso già dai primi tre chilometri). 
Si arriva alla Querciola, dove si può mangiare la migliore fiorentina nell’arco di almeno due chilometri.
Si attraversa Polcanto, dove c’è un giardino pieno di animali finti, in particolare cicogne e falchetti. 
Rinfrancati dagli spazi finalmente aperti di una campagna ariosa, si accende la radio e si trova Battiato che dice “più diventa tutto inutile e più credi che sia vero, e il giorno della fine non ti servirà l’inglese”. 
Si sosta brevemente a Scarperia, dove c’è gente che ha l’apparato uditivo devastato per aver partecipato anche solo una volta alla notte che precede il motomondiale, la notte in cui decine di migliaia di persone urlano ‘Al Mugello non si dorme’ (una profezia che si autoavvera: è sufficiente, al Mugello o altrove, fare moltissimo rumore ininterrottamente per circa 12 ore) e girano in estasi intorno al circuito, in estasi per via di motoseghe accese, tosaerba al massimo dei giri e motori a sei cilindri portati alla fusione. 

Si riprende il viaggio; alla radio Nino Frassica dice “Ho conosciuto un cacciatore di squali, un mangiatore di spade, un cacciatore di spade e un mangiatore di squali”.  A Coniale si bagna la mano nel torrente Santerno: la limpidezza guizzante delle sue acque vi metterà una implacabile voglia di tuffarvi, foste anche in gennaio; il tuffo – caldamente consigliato – sarà naturalmente seguito da un impercettibile arresto cardiaco. 

A Palazzuolo sul Senio si controlla che il salice piangente che sporge sul fiume sia al suo posto.

A Casola Valsenio si lascia una pagina in onore dell’Ultima Stagione da Esordienti: si lascia, per la precisione, accanto a un alberello piantato da poco dove una piccola lapide commemora la vecchia quercia che c’era prima al suo posto: un albero magico, dice la lapide, caduto per le troppe ‘bubbole’ ascoltate sulle panchine là sotto. Breve pensiero per il Ragno della Storta e il Grande Poggio. 

Rientrando in auto si pensa che la frase “le madri, a differenza dei padri, non si uccidono: si perdonano” è bella, e sarebbe stato bello idearla: invece l’ha ideata una scrittrice femminista estremista. 

Non lontano da Riolo Terme si sosta presso un’officina dove un folle ha costruito un aeroplano nerazzurro di circa cinque metri con l’innocente scritta “forza Inter”, e chiaramente tocca ripensare a cosa facevamo e dove eravamo il 5 maggio 2002, uno dei giorni più nefasti nella storia dell’uomo; personalmente posso dire che vagai sotto choc per alcuni quartieri della mia città, con la sciarpa ancora al collo, una sciarpa di lana a dispetto dei 39 gradi, senza far caso agli juventini già in carosello che strombazzavano e mi insultavano, e poi supplicai la ragazza che stava con me di giocare un po’ a calcio insieme, solo venti minuti, solo per immaginare di fare i due tiri giusti, quelli che avrebbero fatto svoltare la partita e portato lo scudetto, ma dopo un pò lei decise di andarsene (tutt’ora non mi sento di biasimarla) e con altri amici ci dirigemmo a fumare qualcosa di simile al caucciù davanti a un locale chiuso.

A Imola terminerà la parte agreste della strada; ne comincia un’altra che reca il suo fascino nello squallore di aree industriali come lo zuccherificio di Russi. 

Giunti a Sant’Apollinare Nuovo si troverà qualche turista romano che, osservando la parete sinistra, dirà “Aho, Teodorico c’aveva ‘n sacco de donne, oh”. 

La bellissima Ravenna sembrerà come sempre piana, tersa, allungata e arancione, in una contesa estetica fra Bisanzio e il fascismo dove fortunatamente appare schiacciante la vittoria di Bisanzio. 

Presso il Battistero degli Ortodossi è probabile che il custode vi dica “prego, prego! Se dentro volete far delle foto, fate pure! Fate pure tutte le foto che volete! “; ma se poco dopo ordinerete un caffè in un caffè-libreria particolarmente stucchevole che si trova poco lontano, noterete scritto ovunque che fare foto è severamente vietato. 

Tags: ravennaweird trips
Giulio Pedani

Giulio Pedani

Giulio Pedani (Siena nel 1981) lavora come guida ambientale escursionistica e come guida turistica, vorrebbe scrivere di notte ma ci riesce di rado, è autore e co-fondatore di Eccetera Magazine.

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