I Fremen erano i supremi maestri della qualità che gli antichi chiamavano spannungsbogen: l’imposizione volontaria di un indugio fra il desiderio di una cosa e l’atto di procurarsela.
dalla “Saggezza di Muad’Dib” della Principessa Irulan
Sì lo so, è pazzesco. Ma non ci vado a vedere Dune.
Non ho finito di leggere il Ciclo di Frank Herbert. Voglio leggerlo il più possibile e non intendo ritrovarmi tra qualche mese, quando vorrò appagare esattamente quel piacere, a dribblare tra i percorsi neurali della fantasia e quelli della memoria e dover scegliere tra il mio immaginario e le raffigurazioni senza dubbio spettacolari del film (e del secondo capitolo che seguirà).
Il Ciclo di Dune, pubblicato negli Stati Uniti tra il 1963 e il 1985, è composto da sei romanzi di fantascienza, fantapolitica e si potrebbe addirittura parlare di fantafilosofia. Senza dubbio “è il primo esempio di fantascienza ‘ecologica’: di una fantascienza, cioè, che intende penetrare all’interno del nodo di relazione che collega tra loro tutti gli esseri viventi in un dato sistema.”
Frank Herbert, studioso di sistemi ecologici, di antropologia e psicologia, ha dipinto con accuratezza un intero universo e le complesse relazioni politiche, sociali e ambientali che lo regolano. Ha vinto il Premio Nebula nel 1965 e il Premio Hugo l’anno successivo, e la sua opera ha avuto tanto seguito da diventare presto un cult per gli appassionati di Sci-Fi.
Ma anche chi non è attratto dal genere, oppure ha qualche pregiudizio, dovrebbe concedersi una chance. Sono tanti gli agganci per entrare in contatto con Dune. La prospettiva di una guerra leggendaria degli umani contro le macchine pensanti, in effetti, è proprio da intrippati; ma il processo di analisi degli errori commessi da un leader, amplificati da tutti coloro che lo seguono senza porsi delle domande, come vi suona? Per non parlare della questione ecologica, attorno alla quale si snocciola la storia di Arrakis, il pianeta completamente deserto; questione maledettamente attuale.
La fortuna di questa ricchissima saga è più che meritata, tanto che negli ultimi quarant’anni in molti hanno provato il desiderio di rappresentarla. Di seguito una lista:
3000 storyboard, tavole, costumi e sceneggiatura di Jodorowky, Moebius, Giger, 1974/75.
Dune, gioco da tavolo del 1979, più espansioni.
Dune, film di Lynch del 1984.
Vari videogiochi sviluppati dal 1992 in poi.
Dune – Avventure nell’Imperium, gioco di ruolo.
Frank Herbert’s Dune, miniserie del 2000.
Frank Herbert’s Children of Dune miniserie del 2003.
Geidi Primes, album d’esordio di Grimes del 2010.
L’ultimo a cimentarsi con la trasposizione cinematografica è il regista Denis Villeneuve, che ha presentato Dune in anteprima mondiale, fuori concorso, alla 78ª Mostra del cinema di Venezia il 3 settembre scorso e in uscita nelle sale italiane oggi.
Per chi ha qualche reticenza a sovrapporre le rappresentazioni altrui alle proprie, non manca certo materiale!
E allora quando leggerò il prossimo capitolo del Ciclo di Dune e salterà fuori Paul, non è detto che io riveda inevitabilmente il bel faccino di Timothée Chalamet che lo interpreta nel film di Villeneuve. Però vogliamo ammettere che sia un rischio?
Nel cosmo stellato in direzione del quale si dematerializza il mio cranio, il giovane Paul Atreides, principale protagonista della saga, è voce e presenza, è una qualità dell’essere: la riflessione, la risolutezza, il pensiero che esplicita consapevolezze e domande sullo sviluppo di futuri possibili, intravisti attraverso squarci di visioni da colui che può essere in molti luoghi nel medesimo istante.
E quindi no. Non voglio.
Ammetto che al punto di lettura a cui sono arrivata non è probabile che Paul Atreides venga tirato in ballo nelle sue sembianze di ragazzo, con le abilità logiche dei mentat, superiori a qualsiasi macchina pensante, e addestrato secondo i dettami dell’antica scuola Bene Gesserit al controllo fisico e mentale; e nemmeno in quelle di Muad’Dib, il profeta che sopravvive nel deserto, conferma delle superstizioni che hanno contagiato la religione primitiva dei Fremen, i Pirati della Sabbia. Tuttavia, di fronte agli articoli che reclamizzano l’uscita di Dune, chiudo gli occhi e giro la testa.
Nel frattempo ho fatto notte rimbalzando tra eBay e subito.it per comprarmi i volumi che non ho e che due anni fa avevo letto sull’e-reader. Non credo di essere diventata una suprema maestra nell’arte dello spannungsbogen, ma certamente ho indugiato a sufficienza fra il desiderio dei libri mancanti e l’atto di procurarmeli.
La verità è che ho supposto che andranno a ruba e che anche i prezzi dell’usato lieviteranno in fretta. Ho supposto che il film che esce oggi sarà un successo clamoroso, che sarà finalmente il trionfo della trasposizione cinematografica dopo il film mai fatto da Alejandro Jodorowsky, entusiasmante progetto raccontato nel documentario Jodorowsky’s Dune. O dopo il megaflop del 1984 di David Lynch, che rinnegò il film, del quale non ebbe il controllo sul final cut, come racconta David Foster Wallace nel saggio David Lynch non perde la testa, contenuto in Tennis, TV, trigonometria e tornado. Però quell’atmosfera anni Ottanta che percepisci a ogni scena, gli effetti speciali praticamente identici a quelli di He-Man, il taglio di capelli delle Bene Gesserit talmente brutto che non ho avuto nessuna difficoltà a inventarmi una pettinatura diversa quando anni dopo ho letto Il pianeta delle dune… Come si fa a non ricordarlo con affetto!
Il fatto è che Dune mi è proprio capitato tra le mani quando nemmeno sapevo che esistesse un libro da cui Lynch aveva tratto il film: l’ho trovato durante una serata a caso agli Anelli Mancanti, una di quelle in cui esci per uscire, ti accorgi troppo tardi che non hai voglia di chiacchierare e rimani dentro una bolla ad annoiarti, fino a che gli occhi ti brillano scoprendo lo scaffale dei libri che puoi portarti via liberamente e scambiare. (So di aver infranto il patto di sangue degli scambiatori di libri, tenendomelo. Il mio tesssssso… sapete come va a finire.)
La prima pubblicazione del Ciclo di Dune era a cura dell’Editrice Nord, ma quella sera trovai la prima ristampa del gennaio 1985 per la collana Narrativa di Euroclub, dopo appena un mese dalla prima edizione del dicembre 1984. È rilegata in stoffa, tanto per cominciare; la seconda e terza di copertina sono stampate con una fantasia che ti fa sentire sempre giovane (dentro); font per titolo e autore ineccepibile, colossale, pulito e al tempo stesso ruvido, di strada; ma soprattutto mi piace la sovracoperta, mi porta lontano sfidando le leggi della fisica su uno spazio bidimensionale dalla prospettiva approssimativa, photoshoppata male, eppure sognante.
Però non si tratta solo di possedere tutti i volumi: con questo acquisto ho bisogno di esorcizzare quanto rosico ogni volta che prendo in mano Dune, tutto rovinato dalle mani indegne di una con cui ho vissuto a Firenze e che non è riuscita a finirlo perché si fumava troppe canne (se l’erba diventa una condizione per non arrivare in fondo a un libro perfetto, allora fatti una domanda sulla differenza tra piacere e dipendenza). Quando ho visto in che stato era sono rimasta a bocca aperta, abbastanza a lungo perché ci facesse la tana un ragno della polvere. L’importante è che il testo sia integro, così che in rari momenti di misticismo posso ringraziare lo spirito di Frank Herbert per aver inventato un universo complesso ma accessibile, che si dispiega tra sottili strategie politiche, l’arte di governare e la responsabilità di un leader nei confronti di quanti lo seguono; tra sopravvivenza e tradizione di un popolo che si adatta all’esistenza su un pianeta ostile; tra i poteri della prescienza legata a una droga, che regola gli instabili equilibri di un ecosistema planetario, e il progetto di trasformazione ecologica di un mondo coperto di sabbia.
Al di là di un punto critico, i gradi di libertà – in uno spazio finito – diminuiscono con l’aumento del numero. Questo risulta valido sia per gli uomini nello spazio finito di un ecosistema planetario, sia per le molecole di gas in un contenitore chiuso. L’uomo si chiede che tipo di esistenza sia possibile per coloro che vivono nel sistema, non quanti possano sopravvivere.
Pardot Kynes, primo Planetologo di Arrakis
Con la stessa arbitrarietà di un assioma euclideo mi sono convinta che Dune di Villeneuve sia una bomba, che riesca a riprodurre fedelmente non solo le dinamiche spettacolari delle scene d’azione, ma anche la sagacia dei dialoghi. (A differenza mia qualcuno ha sviluppato un’opinione a posteriori).
La questione per me non riguarda la bontà o meno di questa nuova uscita (2 ore e 35 minuti di intrattenimento), ma la possibilità che ognuno goda del suo personale modo di fruire di quest’opera straordinaria, per le storie che racconta e per il modo in cui lo fa (ore e ore di puro piacere della lettura: le cose che contano non si possono contare).
Per tutti quelli che non hanno ancora letto Dune, il suggerimento è: non andate a vedere il film, avete tutto il tempo di farlo più avanti. Leggete i libri.
Dune-grafia
***Per orientarsi agilmente tra i numerosi volumi di Frank Herbert, autore di romanzi e racconti, ecco un elenco dei titoli del Ciclo di Dune, che segue l’ordine cronologico della storia, nonché quello di pubblicazione. Se li cercate nuovi, li trovate tutti pubblicati da Fanucci. Se però volete la ristampa del primo volume con l’immagine della locandina del film, vedrete che è già esaurita, insieme al secondo volume. Buon segno vero!?
Volume 1: Dune
Volume 2: Messia di Dune
Volume 3: I figli di Dune
Volume 4: L’imperatore-dio di Dune
Volume 5: Gli eretici di Dune
Volume 6: La rifondazione di Dune
La strada per Dune, antologia di racconti nella quale solo quello che dà il titolo alla raccolta è collegato al Ciclo di Dune.
Brian P. Herbert e Kevin J. Anderson hanno ulteriormente sviluppato l’universo di Dune, a partire dai materiali lasciati da Frank Herbert. Hanno scritto a quattro mani i prequel del Ciclo, suddivisi in due trilogie: Prelude to Dune e Legends of Dune (la mappa delle pubblicazioni, alcune delle quali inedite in Italia, è ben illustrata sulla pagina Wikipedia). Menziono qui invece i due capitoli conclusivi del Ciclo originale, dove si narrano i fatti dell’Impero a partire da La rifondazione di Dune, riediti da Fanucci con i titoli:
Volume 7: I cacciatori di Dune
Volume 8: I vermi della sabbia di Dune
Have fun!