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50 frammenti di quarantena

La retrospettiva in 50 punti per niente programmatici di un lockdown qualunque IN Firenze.

by Giulio Pedani
10 Giugno, 2020
in Scritture, Società
10 min read
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1 – Visitazione di Pontormo nella chiesa di San Michele a Carmignano. Non posso sapere che sarà l’ultimo viaggetto prima di due mesi senza uscire di casa. La navata è in penombra. Il quadro emana di suo una qualche luce. Fisso i colori acidi e irreali senza neanche rendermi conto che siamo praticamente al buio. Un signore cammina fino alla parete e accende l’interruttore: la tela si illumina, e con lei quel verde, quel celeste, quell’arancio così assurdi. Le figure che preferisco sono le due donne dall’aria stranita e misteriosa che guardano verso il mondo fuori dal quadro. 

2 – Passeggiata verso Fiesole. Non posso sapere che sarà l’ultima passeggiata per due mesi. Né che nei prossimi due mesi, per poter camminare senza essere visto, dovrò cercare collinette scoscese, vicoli ciechi, viottoli pieni di ortica lungo il torrente, passaggi stretti lungo i binari dei regionali.

3 – Nell’unica passeggiata concessa – quella “in prossimità dell’abitazione” – incontro sempre il Gruppo Cani: uomini con cane che parcheggiano accanto al muricciolo, strozzando del tutto una strada già stretta, e si piazzano seduti dando le spalle alla strada. Cosa fanno? Interagiscono coi loro cani mentre parlano dei loro cani.

4 – Fino a ieri, nel mondo virtuale, ogni tema del giorno era transitorio come un tronco nella corrente di un fiume in piena. L’epidemia sembra il primo tronco che la corrente non riesce a trascinare via; l’unico argomento che resiste più di tre giorni.

5 – Sospesi Verissimo, Domenica In, Porta a porta. Vuoi vedere che alla fine…

6 – Cominciano notti agitate e risvegli preoccupati: Come l’ha presa Confindustria? Sarà di malumore? Purtroppo la risposta è si. Gli industriali non vorrebbero fermarsi, ma pare verranno costretti dal classico, miope statalismo. È la solita Italia che odia chi fa impresa. La maggior parte dei contagi si concentra nelle aree più produttive, dove le aziende sono ancora aperte, ma che significa? Così passa l’idea che i colpevoli del contagio siano le imprese, ed è il paradigma perfetto dell’inaccettabile sentimento anti-industriale che purtroppo perdura nel nostro Paese. 

7 – Ripenseremo a questo periodo come ai giorni in cui si tornava a pronunciare la parola “lazzaretto”.

8 – Il paradosso inquietante delle epidemie è che rafforzano le specie: acquisisci degli anticorpi, spariscono i vecchi e i deboli, restano i più forti, potenziano il patrimonio genetico, Darwin ridacchia.

9 – Curiosi i giorni in cui sembrano sufficienti del riso con patate, un po’ d’olio, parmigiano, il prestito bibliotecario online, i documentari sulle paradisee maggiori. Poi ti accorgi che è finito il gin.

10 – Immagino una coppia che non vive insieme, non può vedersi, allora si dà appuntamento nello stesso supermercato per fare la spesa, a distanza, certo, si vedono, restano a distanza, non si baciano, non si toccano, poi davanti alle confezioni impilate di pollo Esselunga Naturama, quello che marcisce nel momento esatto in cui esce dal supermercato Esselunga, lui le dice “sei bellissima”.

11 – Oggi la visita virtuale al Prado prevede “il Giardino delle delizie” e “la tentazione di Sant’Antonio” di Hyeronimus Bosch. Alla ministra Azzolina forse piacerebbe sapere che moltissime figure del grande pittore visionario – tra le quali una specie di beccaccia gigante provvista di pattini, paraorecchi e mantello rosso – recano in testa un imbuto.

12 – La comunicazione istantanea urbi et orbi via wifi resta l’unico (enorme) gancio alle consuetudini. Come in tempi ordinari scambia per veri i rapporti virtuali, così adesso mantiene l’apparenza di una realtà ancora familiare. Si viaggia sui duemila nuovi contagi al giorno, eppure la sensazione è che la gente piomberebbe nel vero terrore solo se, senza preavviso, sparisse per tutti la connessione.

13 – The Last Dance. La prima cosa che mi colpisce, oltre a Jordan che fa salti di sei metri e mentre è in aria stringe il pallone con una sola mano, rotea la mano avanti, indietro, a destra, a sinistra, nasconde il pallone, lo mostra, lo nasconde, intanto è ancora in aria, ruota il corpo al contrario (reverse), schiaccia, tutto è finito, non si è capito bene cosa sia successo ma tutto è finito e la squadra avversaria riprende a testa bassa il gioco, oltre a questo, dicevo, mi ha colpito lo stesso Jordan che bullizza il suo general manager Jerry Krause con battute come “ehi Jerry, fai due tiri con noi? Ti abbasso il ferro”, “Ehi Jerry, non bere birra, l’alcol blocca la crescita”, “Ehi Jerry, cosa stai masticando, le tue pillole per restare basso?”

14 – I lavoratori degli ospedali non fanno nulla di diverso dai mesi e dagli anni precedenti, quando i posti letto venivano tagliati, i ticket gonfiati, le cure ridotte, i bilanci degli ospedali impoveriti, i numeri chiusi a medicina aumentati (ce lo chiedevano l’Europa, il debito pubblico, i mercati), ma adesso sono sulle prime pagine: sono eroi. 

15 – Fioriscono aperitivi in chat, videochiamate, eventi online, zoom, hangout, streamyard. L’ipotesi di non sentire nessuno per un pò, e mancarsi finalmente davvero, ancora una volta è stata scartata.

16 – Pare che nella vita solo tre cose siano sicure: la morte, le tasse e il silenzio di Tano Badalamenti.

17 – La nostra casa vive il suo momento perfetto: l’appartamento sopra è vuoto, stavano per cominciare le ristrutturazioni ma si è tutto bloccato, nel palazzo a sinistra c’è uno studio dentistico, ma ha sospeso l’attività, perché si è tutto bloccato, di fronte vive un uomo che si sente solo quando deve rimproverare il gatto, e non ci preoccupa, la casa a destra è vuota, sembra tutto perfetto, potremo farci la quarantena in pace, è ormai conto alla rovescia verso un grande isolamento creativo. Poi l’ultima sera prima del lockdown, nella casa a destra si trasferiscono otto bulgari.

18 – Le strade della città senza auto ti spingono a non fidarti: troppo bello per essere vero. Le auto separano le persone, sono isole in lotta fra loro, creano competizione. Senz’auto la città sembra un invito anziché un rischio. 

19 – The Last Dance. La seconda cosa che mi colpisce è che nel 1997 gli abiti eleganti per questi uomini di oltre due metri prevedevano l’estensione all’infinito della taglia: giacche grandi tre volte il loro già enorme busto, pantaloni larghi tre volte le loro interminabili gambe, con l’incredibile risultato di trasformare dei giganti in clown nani.

20 – Ho come la sensazione che per superare bene questo periodo ci vorrà una grande quantità di… un attimo… ci sono… ah, si: di resilienza.

21 – Sei infinitamente facoltoso ma puoi scegliere una sola cosa da realizzare? Piste ciclabili e camminamenti pedonali lungo tutte le ferrovie e tutti i fiumi percorribili.

22 – La nuova frontiera della melassa retorica patriottica è la pubblicità.  Gli spot ne sono invasi. “ripartiremo tutti insieme”, abbracciati: ce lo garantiscono Monge cibo per cani, Poltrone e Sofa, Mazda, Toyota, Ennio Doris di Banca Mediolanum.

23 – Sono talmente attaccato alla pizza della domenica sera che in assenza di farina e impossibilitato a muovermi ho raschiato l’intonaco, lievita meno ma con due acciughine sopra è speciale.

24 – Arquata del Tronto. Un operaio di 56 anni vive in una casetta di legno del villaggio SEA costruito dopo il terremoto del 2016, doveva essere provvisorio, sono passati quattro anni, ci vive con madre ottantottenne a carico, ora fuori dalla porta c’è mezzo metro di neve, si sveglia alle 3,30 per andare a lavoro, la sua fabbrica è considerata essenziale e non ha chiuso.

25 – The Last Dance. La terza cosa che mi colpisce è la somiglianza tra Pippen e Bin Laden.

26 – Il particolare piacere (suo e nostro) del presidente Conte quando pronuncia la parola “barbieri”.

27 – La terra viene tenuta a riposo a stagioni alterne, perché così, poi, darà frutti migliori. Invece non possiamo fermare le scuole, né gli uffici, né gli altiforni, né il campionato, non si possono fermare i taxi, gli aerei, la Borsa, non si può fermare Milano. Viviamo in una realtà che non prevede maggese.

28 – I più disorientati sono i sindacalisti: Per la prima volta, per proteggere i lavoratori li devono mandare a casa.

29 – Notti agitate: un risveglio alle 4 e una domanda angosciante: che fine hanno fatto i Forconi?

30 – Un giornalista, Paolo Monelli, dopo l’8 settembre 1943 scrisse “non abbiamo mai saputo essere soli. Vorrei che imparassimo a essere soli, a sperare soli in questo tempo aspro che ci si prepara”.

31 – The Last Dance. La quarta cosa che mi colpisce è la figura di Phil Jackson. Crebbe al confine di una riserva indiana. Da bambino era amico dei bambini indiani. Alieno rispetto al cattolicesimo imposto dai genitori. Studiò a fondo la cultura dei nativi. Diventò una giovane ala grande, ma anche un hippy. Una sera prese un acido a Los Angeles e si aggirò fino all’alba per la spiaggia credendosi un leone.

32 – Notti agitate: sarò preda dell’ansia finché Pier Ferdinando Casini e Matteo Renzi non saranno finalmente sotto lo stesso tetto (politico).

33 – Come direbbero Virgilio (quarta ecloga) e Pentothal: ma vuoi mettere risorgere?

34 – Confino in casa per il mondo libero (2020) vs Confino alle Tremiti o a Ventotene per gli antifascisti (1940) vs Confino in Emilia per i mafiosi (1974).

35 – “Devi sorvegliare meglio il tavolo bianco, Massimo”, dice una voce dal giardino dei vicini, “devi stare più attento ai piccioni”.

36 – La pianta del mio giardino a cui sono più affezionato è una Crassula Ovata Hobbit, è una succulenta, cresce molto lentamente, si chiama Salvatore e mi dà lezioni di vita (a pagamento) da molto prima che iniziasse la quarantena.

37 – Tutti in fila al tabacchi con mascherina fino agli occhi, davanti a me c’è un ragazzo che faceva il cuoco, ora ha cambiato sesso, il tabaccaio lo saluta comunque con “ciao caro”.

38 – Destandosi un mattino da sonni agitati, scoprì che la cassa integrazione non era arrivata.

39 – Che succederà? Economisti e politici potrebbero concepire un mondo diverso. Oppure il capitalismo potrebbe vendicarsi della pausa, e tornare indurito. Le folle stremate potrebbero smascherare i loro leader incapaci, arroganti, negazionisti. Oppure potrebbero, ancora una volta, lasciarsi stordire dai loro continui salti mortali, dalla polvere che ogni giorno sollevano.
Gli organismi internazionali potrebbero bloccare la cattura di animali selvatici, proteggere gli habitat naturali e impedire che altri virus facciano il salto di specie. Oppure potrebbero attendere che tutto torni alla normalità.

40 – Alla fine della quarantena ci ritroveremo davvero diversi? Mi chiedo se ci saranno ancora ai balconi le coperture di edera di plastica, se continuerà a essere così difficile aprire le buste per ortaggi di Esselunga, se gli esercizi commerciali di Firenze recheranno ancora immancabilmente nell’insegna la scritta “Firenze”, tipo “Bar Gianfranco – Firenze”, o “Ristorante il Leone d’oro – Firenze”, o “valigeria Marchini – Firenze”, come se i commercianti di Firenze fossero da sempre vittime di un disorientamento, per questo accanto al nome del negozio sono costretti ad aggiungere “Firenze”, rischierebbero altrimenti di dimenticare che sono a Firenze, devono quindi ricordare continuamente a se stessi e agli altri  – inclusa la città di Firenze -, di trovarsi effettivamente a/in Firenze.

41 – dopo l’improvvisa decisione di guardare l’intera filmografia di Mastandrea scopriamo con sgomento che Mastandrea in ogni suo film fa di tutto per non discostarsi dal sembrare Mastandrea.

42 – “Il pianeta non ha bisogno di altre persone di successo”, scrive David Orr. “Ha invece un disperato bisogno di più pacificatori, guaritori, restauratori, narratori”. Ma se poi falliscono?

43 – Perché Zoro impedisce a Zerocalcare di parlare?

44 – “La rivoluzione non sarà in televisione”, cantava Gil Scott Heron: figuriamoci sulle chat di WhatsApp.

45 – Tutto il tempo per leggere i libri che non hai letto, per scrivere i libri che non hai scritto, per cucinare i piatti che non hai mai azzardato, per osservare i progressi quotidiani dei fiori, per vedere tutti i film che non hai visto, per disintossicarti dalla connessione perenne, per godere del silenzio e delle ore che scorrono, per progettare nuovi cammini, per abituarti una volta per tutte a eliminare l’inessenziale, per trovare forza nella nuova condiz ADESSO ALZA IL CULO E RIPARTI.

46 – Sono stati visti delfini a Venezia che uscivano dall’acqua trasparente dei canali, sedevano da McDonalds, scattavano foto dal ponte di Rialto e prenotavano un tre stelle in giapponese.

47 – Spero che chiunque, almeno una volta nella vita, possa sentirsi come David Quammen adesso.

48 – Notti agitate, sogni confusi: l’Africa unico continente dove il virus non arriva, lombardi e veneti in fuga dall’Italia, respinti dagli africani sulle coste.

49 – L’occasione per leggere Guerra e Pace stavolta era irrinunciabile. Non l’ho fatto, e Putin ne terrà conto.

50 – È il 18 maggio, si riapre, i notai ricominciano a firmare, i falegnami ricominciano a piallarsi le dita, gli operai di Taranto ricominciano a respirare diossina in cambio della possibilità di crescere una famiglia che possa, un giorno, respirare diossina, le gatte ricominciano a scagliarsi con violenza contro i gatti che le corteggiano, ben sapendo che al termine della sceneggiata si concederanno comunque (ma fatela meno lunga, no?), i no vax tornano più no vax di prima, alcune famiglie del sud ricominciano a pagare alcune aziende del nord per farsi interrare vicino casa i rifiuti tossici delle aziende del nord, dal territorio compreso tra Brescia, Mantova e Cremona ricomincia ad alzarsi la grande nube di ammoniaca e pm10 sprigionata dai liquami degli allevamenti intensivi di suini, le sterminate isole di plastica al largo del Pacifico ricominciano a ingrossarsi, i detentori di armi ricominciano a chiedere una legge che incrimini chi non possiede armi. 

Tags: covid19memoirquarantena
Giulio Pedani

Giulio Pedani

Giulio Pedani (Siena nel 1981) lavora come guida ambientale escursionistica e come guida turistica, vorrebbe scrivere di notte ma ci riesce di rado, è autore e co-fondatore di Eccetera Magazine.

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