Nel 2011, dopo quasi un decennio di war on terror e con il Medio Oriente sull’orlo della catastrofe politica e sociale in cui tutt’oggi si dibatte, ai membri di un forum di fondamentalisti islamici fu chiesto quale fosse la ragione principale che li spingeva ad “amare” il jihad. La risposta più frequente non fu, come qualunque occidentale avrebbe pensato, “l’educazione religiosa” o “l’influenza di bin Laden”. I sedicenti mujaheddin digitali dichiararono di ispirarsi a un oscuro jihadista noto in Occidente solo a studiosi e analisti, ma la cui vita ha incrociato luoghi, vicende e figure tra le più importanti degli ultimi decenni, da Osama bin Laden a Vladimir Putin. Il suo nome era Amir Khattab.
Filippo Guidarelli è nato a Siena nel 1982 e vive a Castelnuovo Berardenga. Lavora come redattore per ARA edizioni, come editor per LUISS University Press e come copywriter per Dinamo Digitale. Cofondatore e autore di Eccetera magazine, negli ultimi anni ha scoperto di preferire Proust a Hemingway e l’hip hop al punk rock, mentre per la pesca in mare e per Lanzarote non trova – né cerca – alternative.
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