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Il doppiaggio: perché sbarazzarsene

Il doppiaggio è un grande orgoglio e onore d’Italia. Ma corre l’anno 2020 e anche grazie a piattaforme come Netflix sarebbe l'ora di liberarcene.

by Filippo Guidarelli
19 Gennaio, 2020
in Schermi
4 min read
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Ormai si sente dire sempre più spesso che la nobile tradizione italiana del doppiaggio ha stancato. Sarà anche per la perdita di alcune voci storiche  — Ferruccio Amendola, Tonino Accolla — fatto sta che chi ha provato a guardare serie e film in lingua originale fatica a tornare al doppiaggio in italiano.

Avevo sempre considerato snob chi diceva “Non riesco più a guardare i film doppiati”, perché guardare programmi sottotitolati mi sembrava una di quelle cose in cui eccellono altri popoli, tendenzialmente nordici. Gli stessi popoli che ci umiliano riuscendo a fare file ordinate, a non fumare dove è vietato, a crescere figli che non corrono per i ristoranti urlando.
Ma ci sono ottimi motivi per passare ai sottotitoli. Eccone alcuni.

Perché i doppiatori non sono bravi attori mancati

I doppiatori raramente sono bravi attori e questo è un primo problema. È infatti impossibile restituire il tono di voce adatto a una scena senza essersi calati al suo interno, ossia senza fare quello che fanno i bravi attori. Forse, ingenuamente, si crede che i doppiatori siano attori troppo brutti o troppo timidi per recitare, e che quindi in virtù di una certa loro modestia accettino questo ruolo secondario, pur avendo in teoria le doti per stare di fronte alla telecamera. Non è così. Se tutti i doppiatori fossero bravi attori, farebbero tutti (anche) gli attori. Alcuni lo fanno, ma anche tra questi, quanti sono di livello?

Perché una voce non è solo una voce

Anche nel caso in cui i doppiatori siano bravi attori, resta il fatto che il suono di una voce è inscindibile dal corpo, e dunque dal personaggio, che la emette. La voce è una parte dell’identità fisica di una persona, qualcosa per cui la si riconosce in mezzo a mille altre. La voce è un’espressione diretta del corpo umano, perciò togliere la voce a un attore è come mutilarlo. 

Perché a volte il doppiaggio anticipa la trama

Se all’inizio di un film in cui c’è un assassino da scoprire vedeste passare di sfuggita, mettiamo tra i clienti di un bar, un attore di peso tipo Jack Nicholson, pensereste a un cammeo? No. Facilmente pensereste che più avanti nella storia Jack Nicholson tornerà, e che anzi, molto probabilmente avrà un ruolo di primo piano (e anche che, in quanto Jack Nicholson, difficilmente sarà uno dei buoni). Lo stesso vale per i doppiatori più noti. 

Perché migliora l’inglese

Chiunque avrà sentito quella storia per cui diversi stranieri che arrivavano in Italia — a me è capitato con alcuni albanesi — parlavano, o almeno capivano, l’italiano perché guardavano programmi televisivi italiani. Ecco, se uno fa l’orecchio a una lingua, succede davvero che la impara, o almeno la migliora. E potrebbe essere molto utile in un paese, come il nostro, dove spesso ci laureiamo senza essere in grado di superare lo scoglio di una conversazione base in inglese.  

Perché rovina l’italiano

Il doppiaggese, orrendo neologismo che ha ormai raggiunto la dignità (?) di voce di wikipedia, è quella neolingua grottesca nata ricalcando alla lettera le espressioni inglesi e americane per esigenze di sincronizzazione con i labiali degli attori. Il paradosso è che proprio un’istituzione autarchica come il doppiaggio, sostenuta per difendere la lingua italiana, ha finito per corromperla. Se si considera inoltre che proprio il doppiaggio ha favorito gli interessi delle industrie cinematografiche straniere, americane in particolare, eccoci di fronte a un grande e tipico risultato della cialtroneria fascio-sovranista.
“Quindi è meglio farla finita con le serie e i film doppiati?”
“Assolutamente sì, figlio di puttana. Muovi il culo e passa ai fottuti sottotitoli!”

Per rappresaglia

Perché qualcuno deve pagare per la traduzione italiana di alcuni titoli di film, e non essendo i titolisti figure pubbliche, deve toccare ai più esposti. Non è giusto, lo so, e infatti è una rappresaglia. 
Solo 5, per non dimenticare:
Eternal sunshine of the spotless mind
Intolerable cruelty
My own private Idaho
Walk the line
Total Recall

…

Tags: doppiaggioNetflixSerie TVsottotitoli
Filippo Guidarelli

Filippo Guidarelli

Filippo Guidarelli è nato a Siena nel 1982 e lavora come redattore per ARA edizioni, come editor per LUISS University Press e come copywriter per Dinamo Digitale. Co-fondatore e autore di Eccetera magazine, negli ultimi anni ha scoperto di preferire Proust a Hemingway e l'hip hop al punk rock, mentre per la pesca in mare e per Lanzarote non trova – né cerca – alternative.

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